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Sharenting: il pericolo che ha un costo elevato per la privacy dei tuoi figli

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Sharenting: il pericolo che ha un costo elevato per la privacy dei tuoi figli

Sharenting: quando la condivisione dei figli sui social diventa un rischio

"Sharenting" è un neologismo nato negli Stati Uniti dalla fusione delle parole inglesi share (condividere) e parenting (essere genitori). Questo termine descrive un fenomeno sempre più diffuso: l’abitudine di molti genitori di condividere immagini e momenti della vita dei propri figli sui social network, spesso in modo continuo e permanente.
Tuttavia, dietro la gioia di condividere i momenti familiari online, si celano importanti questioni legate alla privacy e alla sicurezza. Il Garante per la Privacy in Italia è da tempo impegnato nel sensibilizzare i genitori sui rischi connessi a questa pratica e nel regolamentare il fenomeno.

Cosa dice la legge

Secondo la normativa vigente, per pubblicare immagini di bambini sui social è necessario il consenso di entrambi i genitori. Questa regola nasce per garantire che ogni decisione riguardante la condivisione online sia ponderata e approvata da entrambe le figure genitoriali.

Ma cosa accade quando sono gli stessi genitori, detentori della potestà genitoriale, a pubblicare foto dei figli senza riflettere sulle possibili conseguenze?

Il Garante è molto chiaro su questo punto: i genitori devono essere consapevoli dei rischi a cui espongono i minori. Tra i pericoli più gravi figurano l’uso improprio delle immagini da parte di terzi, incluso lo sfruttamento a fini pedopornografici, ma anche eventuali abusi o manipolazioni.

 

Una volta pubblicata, infatti, un’immagine diventa di dominio pubblico e il controllo sul contenuto viene irrimediabilmente perso.

Inoltre, condividere foto dei figli significa contribuire alla creazione della loro identità digitale, una realtà che i bambini potrebbero non gradire o in cui potrebbero non riconoscersi una volta adulti. Un esempio emblematico è il caso in cui il Garante italiano ha ammonito un padre per aver pubblicato immagini del figlio senza il consenso della madre, e per non averle rimosse nemmeno dopo la manifestazione esplicita del dissenso materno.

Educare alla privacy: una responsabilità condivisa

La soluzione a questi problemi passa attraverso l’educazione e la sensibilizzazione. È fondamentale promuovere una cultura della privacy, insegnando ai bambini che la loro identità è un bene prezioso e inviolabile. Dal compimento dei 14 anni, infatti, sono loro stessi a decidere

se e come condividere le proprie immagini sui social: prepararli a questa responsabilità significa trasmettere i valori della consapevolezza e della tutela personale.

Linee guida per la condivisione delle foto dei minori

Nel caso in cui entrambi i genitori abbiano scelto in maniera concorde di condividere immagini dei figli, il Garante fornisce alcune raccomandazioni essenziali, come per esempio:

  • Offuscare i volti dei bambini o utilizzare emoticon per renderli irriconoscibili.
  • Limitare la visibilità del profilo solo agli amici reali.
  • Evitare di condividere geolocalizzazioni o informazioni personali.
  • Leggere attentamente le informative sulla privacy dei social network.
  • Non creare account social a nome del minore.

Nel caso di dubbi sulla legittimità della pubblicazione, il Garante della Privacy, autorità incaricata di promuovere una cultura della protezione dei dati, è sempre disponibile per fornire chiarimenti e supporto sui diritti personali e sull’uso corretto delle informazioni online.

È fondamentale imparare a essere consapevoli dei dati che decidiamo di condividere. Ogni post sui social non è solo un ricordo condiviso, ma anche un tassello della nostra responsabilità come genitori e cittadini digitali. La privacy dei nostri figli è un valore che merita attenzione e rispetto, oggi più che mai.

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